Chi è l’interprete LIS? Cosa fa? E, soprattutto, cos’è la Lingua dei Segni? Non linguaggio, non gesti, ma lingua!
I diritti linguistici sono concepiti come parte dei diritti fondamentali di libertà della persona. Il diritto a usare la propria lingua madre è sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, nella Costituzione italiana e la Conferenza generale dell’UNESCO individua nella “Differenziazione delle lingue un valore da difendere e un principio di tolleranza e di mutuo rispetto tra culture e popoli”.
La lingua dei segni italiana è stata riconosciuta come lingua dello Stato il 19 maggio 2021, dopo anni di lotte da parte della comunità sorda. Il principio basilare del rispetto per le diversità linguistiche, che costituisce un valore fondamentale, ha tardato di molto la sua applicazione, nel nostro Paese. Il riconoscimento della LIS e dell’interprete LIS, quale professionista della lingua dei segni, è stato dunque un primo passo fondamentale per dare valore a tutto il contesto culturale delle persone sorde. Le lingue dei segni sono infatti lingue storico-naturali sviluppatesi secondo una modalità visivo-gestuale che si adatta perfettamente al canale comunicativo integro delle persone sorde. In Italia viene usata le LIS, Lingua dei Segni Italiana. Non è una lingua universale ma, essendo una lingua naturale, trova le sue radici nel contesto, nella cultura e nella comunità in cui nasce. Tante sono le lingue vocali, altrettante le lingue dei segni, dialetti o varianti regionali comprese.
La progressiva emancipazione delle persone sorde e l’aumentare della consapevolezza e dell’orgoglio verso la propria identità, ha fatto sentire, nella comunità sorda, la necessità di alcuni strumenti per affermare sempre di più il proprio diritto all’integrazione sociale e culturale. Uno di questi “strumenti” è senza alcun dubbio l’interprete LIS, nato dalla volontà dei sordi di instaurare un rapporto paritetico con la comunità udente. La tutela della professione di interprete LIS e dei suoi aspetti etici e deontologici è frutto dell’iniziativa di associazioni di categoria che aderiscono alla legge 4/2013 come ANIOS, attiva dal 1987.
“Il nostro è un lavoro importante per garantire il diritto delle persone sorde all’accessibilità in qualsiasi ambito della loro vita e la loro piena partecipazione alla vita sociale e politica del nostro Paese – afferma Francesca Malaspina, presidente di Anios – La presenza di interpreti professionisti adeguatamente formati assicura la piena inclusività delle persone sorde e garantisce loro un servizio di interpretazione di qualità in qualsiasi ambito. Del resto la Legge del 14 gennaio 2013 n°4 (MISE) demanda alle associazioni la rappresentanza non esclusiva delle professioni non organizzate in albi o collegi, la formazione permanente degli iscritti, il rilascio di un’attestazione di qualità, l’adozione di un codice di condotta e l’istituzione di uno sportello del consumatore a tutela dell’utenza. Auspichiamo che vengano istituiti maggiori fondi per portare avanti ricerche accademiche sulla Lingua dei Segni e sull’interpretariato in LIS. Le persone sorde meritano, dopo anni di lotte, servizi di qualità e professionisti preparati”.
La lingua madre è la lingua che consente di arrivare all’emotività, è parte della nostra storia, è veicolo di inclusione sociale, strumento di comunicazione pubblica efficace. Perchè come ha detto Nelson Mandela “Parlare a qualcuno in una lingua che comprende consente di raggiungere il suo cervello. Parlargli nella sua lingua madre significa raggiungere il suo cuore”.